Brizzi Giovanni - 2016 - Guerre partiche by Brizzi Giovanni

Brizzi Giovanni - 2016 - Guerre partiche by Brizzi Giovanni

autore:Brizzi Giovanni [Brizzi Giovanni]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: History, General
ISBN: 9788861269491
Google: HRt4DAAAQBAJ
editore: Corriere della sera
pubblicato: 2016-06-19T22:00:00+00:00


MARCO AURELIO E I NUOVI “BARBARI”

Era appena salito al trono Marco Aurelio (161-180), che aveva cooptato il fratello adottivo Lucio Vero. Il re dei Parti, che già aveva tentato di fare pressione su Antonino Pio perché restituisse il trono d'oro portato a Roma da Traiano, spinto forse dalle difficoltà di una dinastia - la sua - in crisi di potere e soprattutto d'immagine, occupò l'Armenia e azzardò poi la carta di una guerra di rivincita. I suoi successi parvero dapprima irresistibili. Mosso per opporsi all'invasione con forze insufficienti (una legione soltanto), il legato di Cappadocia Marco Sedazio Severiano fu vinto ad Elegeia e si suicidò. Nella circostanza la sua unità (la IX Hispana?) sembra essere stata completamente distrutta. Mentre sul trono d'Armenia veniva posto il candidato arsacide, di nome Pacoro, una seconda armata partica passò l'Eufrate e invase la Siria, il cui governatore, Lucio Attidio Corneliano, fu vinto a sua volta e ucciso in combattimento. Tutto ciò accadeva tra il 161 e il 162.

La rivincita, tuttavia, non si fece attendere. Quella bandita in Atene fu un'autentica crociata: il conflitto imminente fu presentato come uno scontro all'ultimo sangue contro i nuovi “barbari”, come una nuova guerra “persiana” e dunque «propria delle genti elleniche e della loro civiltà», come commenta lo storico e archeologo Mario Attilio Levi, recentemente scomparso. Spinto forse dal proposito di far sentire viva al mondo orientale la solidarietà degli imperatori, Marco affidò al fratello adottivo Lucio Vero il comando formale dell'impresa; ma gli affiancò alcuni dei migliori generali di Roma. Mentre a ristabilire la disciplina fra le truppe orientali provvedeva, tra gli altri, un senatore di origine siriaca, il duro e abilissimo Avidio Cassio, ben tre legioni furono inviate a rinforzo; e con loro, per non sguarnire alcun settore di frontiera, delle vexillationes, dei corpi formati cioè prelevando piccoli contingenti da guarnigioni diverse, probabilmente quelle lungo il Danubio.

Secondo quanto afferma un autore siriano coevo agli eventi narrati, Luciano di Samosata, la controffensiva romana si sviluppò in una sequenza di cinque azioni distinte, «in Armenia, in Siria, in Mesopotamia, sul Tigri, in Media». Fu Stazio Prisco che, già nel corso del 163, riprese l'Armenia: dopo averla affidata ad un senatore romano di origine arsacide, a nome Sohaemus, ed avervi fondato una nuova città, Kainepolis, accanto alla capitale Artaxata, egli avrebbe poi proseguito la sua avanzata fino a raggiungere il Caucaso. Claudio Frontone, che dapprima cooperò con lui, si spinse con la sua I Minervia fino all'Osroene, conquistandovi forse la città di Dausara, e fino all'Anthemusia; prima di essere sostituito da Publio Marzio Vero, alla testa della V Macedonica.

Avendo cominciato essi stessi la guerra, questa volta i Parti si batterono con energia.

Toccò a Marzio Vero il compito di invadere l'alta Mesopotamia, ma ad occuparla del tutto egli non riuscì che due anni dopo, nel corso del 165; nella stessa circostanza vennero espugnate Edessa e Nisibi. Più a sud operava, con ancor maggiore fortuna, Avidio Cassio in persona. Dopo avere, nella prima fase del conflitto (163), ripreso Nicephorium, cacciando i Parti dalla Siria, penetrò nel loro territorio.



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